Con il termine di cardiopatie ischemica si comprende una serie di patologie tutte accomunate da una ridotta perfusione ed ossigenazione del muscolo cardiaco. L’arteriosclerosi coronarica è la causa più frequente della cardiopatia ischemica. Questa è una malattia provocata da un processo degenerativo che comporta un accumulo di grassi (colesterolo), detriti cellulari e altre sostanze al livello della parete interna di arterie di medio e grosso calibro. Tali depositi provocano placche aterosomatiche, che sono responsabili in anzitutto di una ridotta elasticità vasale, provocano vari gradi di ostruzione al flusso in relazione alle sue dimensioni ed infine,ulcerandosi, possono liberare parte del materiale fibrotico, tipo collagene e trombina, dando origine ai trombi che possono includere vasi di calibro più piccolo.
Le manifestazioni cliniche della cardiopatie ischemica si dividono in acute e croniche. Quelle acute sono: angina instabile, infatti miocardico acuto.
Mentre le manifestazioni croniche sono: a angina stabile, cardiopatie schemi che silente.
Affianco a una terapia farmacologica, nelle linee guide di riabilitazione e prevenzione cardiovascolare, vengono raccomandati programmi di esercizio fisico, sia subito dopo un evento acuto o una procedura di rivascolarizzazione, che nella cardiopatie ischemica cronica.
Un esercizio fisico adeguato incrementa la capacità funzionale, migliora lo stato di benessere e la qualità della vita, riduce i sintomi, contribuisce alla riduzione dei fattori di rischio (attraverso gli effetti sui lipidi, diabete, ipertensione, sovrappeso, tabagismo) e poi limitare la produzione progressione della malattia aterosclerotica. La prescrizione dell’esercizio viene effettuato dopo la valutazione funzionale e deve svolgersi in un setting riabilitativo dove, per esperienza e competenza professionali, la ripresa dell’attività può essere graduale e quantificata in condizioni di sicurezza.
I programmi di attività fisica sono efficaci se condotti con intensità, durata e modalità adeguate ad ottenere benefici dal punto di vista cardiovascolare e funzionali. L’intensità ottimale non deve basarsi su valori assoluti, ma riferita alle capacità fisiche funzione del soggetto. Insisto nel dire che l’esercizio deve essere prescritto come un farmaco, di cui è necessario conoscere indicazioni, controindicazioni, meccanismo d’azione, effetti indesiderati e avere una dose e una frequenza per attivare i meccanismi biologici attesi. La collaborazione tra l’allenatore e “atleta-paziente” è fondamentale per raggiungere gli obiettivi desiderati.
Perciò proprio come nella prescrizione di una cura farmacologica,bisogna avere una prescrizione dell’esercizio sia nella cardiopatie ischemica post acuta, sia in quella cronica:
⁃ Personalizzare il programma sulla base della valutazione iniziale del profilo di rischio.
⁃ L’intensità dell’esercizio viene stabilita sulla base della frequenza cardiaca corrispondente al 60 70% della frequenza cardiaca massima
⁃ La durata di ogni sessione di esercizio deve essere di almeno 20 minuti la frequenza cardiaca individuata con una frequenza tra 3-5 volte a settimana.
⁃ I pazienti devono essere istruiti all’autovalutazione della frequenza cardiaca e all’intensità dello sforzo e al riconoscimento dei sintomi; si consiglia l’utilizzo di un cardiofrequenzimetro
⁃ L’esercizio fisico è indicato in pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica, senza rischi di restonosi acuta indotta dall’esercizio, anche quando è presente lo stent, a partire dalla terza settimana dalla procedura.
⁃ Programmi di esercizio sono applicabili, efficace e sicura anche nei pazienti over 75
⁃ Durante tutta la fase di riabilitazione in palestra ci deve essere una stretta sorveglianza da parte del proprio Cardiologo che effettuerà un monitoraggio elettrocardiografico soprattutto nei soggetti ad alto rischio
Concludo dicendo che la costanza nell’allenamento potrà ridurre gli effetti indesiderati della cardiopatia ischemica e allungare decisamente la propria prospettiva di vita
SANGUE E SUDORE